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Letteratura, scuola, società

Mese: Maggio 2020

Cosa significa essere Roth


[Una versione più breve di questo articolo è già uscita su Insula Europea il 22 maggio 2020, col titolo Tutto è permesso e nulla conta. Su Philip Roth]


Sur cette terre il y a une chose effroyable, c’est que tout le monde a ses raisons  (Jean Renoir, La règle du jeu)

1. Il giavellotto

Perché leggiamo un romanzo? Per imparare, per pensare, per divertirci, per smettere di pensare? Che cosa chiediamo a un romanzo? La verità sul mondo e sugli uomini? Di farci vedere quello che non conosciamo? Qualche ora di piacere? Forse tutte queste cose insieme, ma io credo che molte persone cerchino nei romanzi soprattutto un insieme di corrispondenze con quello che è accaduto o che potrebbe accadere nella loro vita e in particolare con quello che di volta in volta considerano più importante. O almeno è questo che cerco io. 

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Perché leggiamo ancora la Commedia


1. Le parole e il mondo

Perché leggiamo ancora la Commedia? Prima di tutto perché è un’opera d’arte perfetta, nella quale Dante ha creato un mondo fantastico verosimile e coerente nel suo funzionamento. E la leggiamo per il suo realismo: nella letteratura medievale prima di Dante le descrizioni della natura, degli uomini e delle emozioni erano quasi sempre fondate su schemi fissi ereditati dalla tradizione; spesso erano molto efficaci, ma era come se i poeti non guardassero quasi mai dal vivo la realtà. Dante, che conosce e rielabora la letteratura latina e volgare, è invece un poeta della realtà, un poeta del mondo, di cui ammiriamo soprattutto la straordinaria capacità di osservare i fenomeni naturali e di tradurli in immagini e parole. Tutto questo lo fa nel momento stesso in cui fonda la tradizione letteraria italiana. Che è poi il motivo per il quale possiamo leggerlo ancora: perché la sua lingua è ancora la nostra lingua. E queste sono le ragioni – importantissime – che si spiegano di solito a scuola e all’università. 

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Sulla rabbia

11 maggio 2020

Dopo due mesi di isolamento, mi accorgo di provare un sentimento nuovo: la rabbia. Perché? In fondo sono un privilegiato: insegno all’Università, posso continuare a fare il mio lavoro e mi pagano lo stesso. La mia famiglia sta bene e non conosco direttamente nessuno che si sia ammalato o che sia morto. Vivo a Roma e gli amici e i conoscenti stanno vivendo un’esperienza sostanzialmente simile alla mia, anche nel privilegio: quasi tutti sono accademici o dipendenti pubblici e privati e nessuno di loro si è ritrovato senza lavoro o ha dovuto chiudere un’attività.

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Un uomo con un messaggio. Sull’idea di poesia da Dante a Bob Dylan

[Tra un po’ uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli finali.]

1. L’idea di poesia è molto cambiata rispetto all’età di Dante. E in particolare è mutata la percezione del rapporto tra forma e contenuto. La nostra visione è generalmente molto simile a quella del premio Nobel per la Letteratura del 2016, Bob Dylan, che rifiuta sempre di rispondere a domande sul significato delle sue canzoni.

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Chi farà filologia romanza

1. La filologia romanza gode di buona salute. A parte le numerose ricerche individuali, chi sfoglia i programmi dei grandi convegni delle società internazionali ha l’impressione di discipline per le quali, tra i progetti di gruppo già realizzati e quelli in cantiere, non mancano né le energie né i finanziamenti. E i filologi romanzi sono di solito d’accordo su un punto: la risposta alla domanda “perché fare filologia romanza nel XXI secolo” è: “perché sì”.

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