1. Nel carcere di Vincennes, nel 1779, il Marchese de Sade si addormenta a mezzanotte con un libro fra le mani. Sogna una donna già morta, avvolta in un drappo nero dal quale traspare appena la bellezza dei capelli biondi. Il prigioniero pensa che l’amore, per renderla più bella, abbia voluto addolcirne l’aspetto funebre. La donna gli chiede perché soffre e lo invita a raggiungerla nello spazio immenso in cui si trova, dove non ci sono più male e sofferenza. Il prigioniero si inginocchia e la chiama “Madre”.
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[È uscito Dante in dodici parole, pubblicato da Fila 37. Questa è la premessa. L’immagine di copertina è di Claudia Intino.]
1. Ci sono opere incompiute che leggiamo in una forma che gli autori non hanno voluto o fatto in tempo a definire, una forma ipotizzata dai filologi. Ci sono opere la cui forma originaria non è definibile con precisione, poiché le testimonianze superstiti – manoscritti, stampe, carte, appunti dell’autore – non sono completamente concordi ed è quindi necessario ricostruirla per mezzo di quella che si chiama una edizione critica. E ci sono poi opere come Petrolio, il romanzo incompiuto di Pier Paolo Pasolini appena ristampato in una nuova edizione a cura di Maria Careri e Walter Siti (Garzanti, 2022).
1. Pinocchio è un romanzo che insegna come stare al mondo. Il burattino muore impiccato nella prima versione pubblicata sul «Giornale per i bambini» (la Storia di un burattino del 1881) e solo nell’edizione in volume del 1883 Collodi introduce una variante che giustifica la “risurrezione” e il prolungamento del racconto, di fatto non previsto e scaturito in ragione del successo dell’opera.
1. La Commedia è forse in assoluto l’opera letteraria nella quale è più esplicito quel meccanismo per cui tutti tendiamo a riconoscere la nostra esistenza individuale nelle storie che leggiamo, antiche e moderne, cercando qualcosa che ci riguardi profondamente e che sia ancora vivo, presente, attuale.
1. Il 13 ottobre 2022 è morto Costanzo Di Girolamo. Nato nel 1948, CdG è stato assistente incaricato di Filologia romanza all’Università di Napoli, lecturer di Lingua e letteratura italiana alla McGill University di Montréal, Assistant Professor di Letterature romanze medievali alla Johns Hopkins University di Baltimora, professore di Teoria della letteratura e poi di Filologia romanza all’Università della Calabria, di Filologia e linguistica romanza all’Università di Napoli Federico II dal 1989 al 2018 e infine emerito (traggo le informazioni dalla sezione I nostri antenati del sito della Federico II, ideata e curata proprio da CdG).
[Ripubblico qui un dialogo con Marco Pacioni apparso sulla rivista «Frontiere della psicoanalisi» (vol. 2 2021, pp. 397-407) con il titolo “Dante: ricapitolazioni autobiografiche e resistenze della storia”.]
1. Quando Dante diventa Dante
Quand’è che Dante diventa Dante? Oggi, all’epoca delle letture pubbliche, dei podcast, dei videogiochi e dei fumetti ispirati alla Commedia e delle iniziative organizzate, in varie parti del mondo, tra il 750° anniversario della nascita nel 2015 e il 700° della morte nel 2021, siamo abituati a pensare a Dante, in tutto il mondo, come al “sommo poeta”, al “padre della lingua italiana”.
Il 20 settembre, alla Fondazione Corriere della Sera, ho parlato di “Come si legge (e come non si legge) la Commedia“, a partire dal mio libro La poesia che cambia (Castelvecchi, 2021), introdotto da Paolo di Stefano, con le letture di Valeria Perdonò. Qui trovate il video.