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Letteratura, scuola, società

Tag: Dante Alighieri Pagina 2 di 3

2021: Dante, nostro contemporaneo

Il 25 marzo, in occasione del Dantedì 2021, è uscita la seconda edizione del mio Dante, nostro contemporaneo. Perché leggere ancora la ‘Commedia’ (Castelvecchi).

Filologia e interpretazione: il caso delle ‘Rime’ di Dante

1. La filologia non è separabile dall’interpretazione. Lo studio della storia della tradizione, la classificazione dei testimoni e la costituzione del testo sono strettamente connessi all’esegesi e l’interpretazione entra in gioco anche quando si affrontano problemi che parrebbero intrinsecamente filologici o editoriali, come la punteggiatura o l’ordinamento dei testi. Ogni edizione è un atto di interpretazione.

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Dante politico

[A breve uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli.]


1. Nell’Ancien Régime la politica aveva un ruolo marginale nella vita degli uomini europei; dopo la Rivoluzione Francese la politica riguarda invece tutti, dalle città alle campagne. Per descrivere questo fenomeno, uno storico francese ha parlato di “scoperta della politica” 1. Per certi versi è questo il mondo in cui viviamo: benché Internet e la finanza stiano rapidamente cambiando le cose, siamo ancora nell’età della politica.

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Notes:

  1. Cfr. Michel Vovelle, La scoperta della politica. Geopolitica della Rivoluzione Francese, prefazione di Anna Maria Rao, Edipuglia, Bari, 1995 (ed. or. 1993).

L’architettura della ‘Commedia’

L’Università di Bergamo, in collaborazione con la Società Dante Alighieri, ha avviato una Lectura Dantis Bergomensis, parte del progetto UniBg per Dante 2021 diretto dal Magnifico Rettore Remo Morzenti Pellegrini. Gli organizzatori (Marco Sirtori, Thomas Persico ed Enzo Noris, con la collaborazione di Rino Caputo e Riccardo Viel) mi hanno chiesto di tenere una lezione su L’architettura della ‘Commedia’.

Ho scelto di registrarla nel Casino Giustiniani-Massimo in Laterano, a Roma, tra gli affreschi dei Nazareni dedicati al poema dantesco. Qui trovate il link al filmato, diretto e montato da Paolo Giacomini. L’introduzione musicale è di Marco Sirtori. Del coordinamento e della location si è occupata Valeria Flamini, che ha avuto l’idea di tenere la lezione nel Casino.


Dante eterodosso?

[A breve uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli.]


1. È proprio vero che Dante è stato addomesticato e reso noioso «da secoli di accaparramenti da parte delle istituzioni», sommerso dal nazionalismo, trasformato «in emblema della coerenza e dell’unità»? 1 Che il poeta è stato preso d’assalto dalla Chiesa, che attraverso di lui avrebbe tentato di veicolare i suoi dogmi ufficiali? E che «generazioni di italiani ignorano che Dante è profondamente eterodosso nelle sue concezioni religiose», mentre la Chiesa prescriveva la necessità di accettare docilmente il contenuto delle Sacre Scritture (lo avrebbe stabilito l’enciclica di Benedetto XV del 30 aprile 1921) 2? È davvero questa la ragione per la quale «i giovani italiani» non amano «il loro più grande poeta»? Per questo «lo rispettano, ma non lo amano»?

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Notes:

  1. Cfr. Teodolinda Barolini, Il secolo di Dante. Viaggio alle origini della cultura letteraria italiana, traduzione di G. Bernardi, Bompiani, Milano, 2012, pp. 16-17. E vedi anche l’intervista di Paolo Di Stefano sul Corriere del 31 maggio 2020: https://www.corriere.it/cultura/dantedi-giornata-dante-alighieri/notizie/dante-ribelle-ora-leggiamolo-56afab12-a34d-11ea-8193-03ffea7ed6db.shtml.
  2. «In verità Noi riteniamo che gl’insegnamenti lasciatici da Dante in tutte le sue opere, ma specialmente nel suo triplice carme, possano servire quale validissima guida per gli uomini del nostro tempo. Innanzi tutto i cristiani debbono somma riverenza alla Sacra Scrittura e accettare con assoluta docilità quanto essa contiene». Cito dalla traduzione italiana disponibile in rete: http://www.vatican.va/content/benedict-xv/it/encyclicals/documents/hf_ben-xv_enc_30041921_in-praeclara-summorum.html.

Il Dante di tutti. Su un libro recente di Alberto Casadei

C’è il Dante degli studiosi, che cercano di spiegare che Dante non è contemporaneo e che le sue idee sulla religione, sul sesso e sull’economia erano molto diverse dalle nostre. E c’è il Dante di tutti, quello degli artisti e degli scrittori, che dimostrano come l’opera dantesca – e in particolare, ovviamente, la Commedia – sia ancora in grado di influenzare e rivitalizzare la letteratura, il cinema, la musica.

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Il mondo di Dante


1. Il mondo di ieri

Dante viveva nel mondo di ieri, un mondo in cui quasi tutti, come scrive Amos Oz, avevano almeno tre certezze 1:

dove avrebbero trascorso la vita, che cosa avrebbero fatto per vivere e quello che sarebbe successo dopo la morte. Quasi tutti, centocinquant’anni fa più o meno, quasi tutti in tutto il mondo, sapevano che avrebbero trascorso la vita là dove erano nati – o nei pressi, magari nel villaggio vicino. Tutti sapevano che si sarebbero guadagnati da vivere più o meno come i loro genitori avevano fatto nella generazione precedente. E tutti sapevano che, se si fossero comportati bene, sarebbero approdati a un mondo migliore, dopo la morte. Il XX secolo ha eroso, spesso distrutto, queste e altre certezze.

Oggi tutto è cambiato. La maggior parte di noi non sa per certo dove vivrà, che lavoro farà e soprattutto non ha nessuna certezza sulla vita dopo la morte. 

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Notes:

  1. Amos Oz, Contro il fanatismo, MIlano, Feltrinelli, 2004, p. 44.

La struttura della ‘Commedia’

In quante parti è divisa la Commedia? Tre, diranno tutti. Ma c’è anche un’altra risposta. Lo spiego qui, in un video della serie 5 minuti con Dante, ideata da Enzo Noris, Thomas Persico e Marco Sirtori per l’Università degli Studi di Bergamo.

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Dante, l’Europa, le banche

[Tra un po’ uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli.]


1. Dante voleva un mondo di pace, un mondo come lo vuole la maggior parte di noi, ma a differenza di noi lo immaginava ordinato da un monarca dal potere assoluto. Il sogno politico del più grande poeta italiano non era non era forse troppo diverso da quello di chi oggi immagina di portare la pace con la forza in tutto il mondo; o da quello dell’Isis, che come il monarca dantesco ritiene di aver ricevuto il potere direttamente da Dio. Dante, per le sue prospettive imperiali, è totalmente distante agli occhi di chi, come la maggior parte dei moderni, vorrebbe un mondo libero, democratico ed egualitario.

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Perché leggiamo ancora la Commedia


1. Le parole e il mondo

Perché leggiamo ancora la Commedia? Prima di tutto perché è un’opera d’arte perfetta, nella quale Dante ha creato un mondo fantastico verosimile e coerente nel suo funzionamento. E la leggiamo per il suo realismo: nella letteratura medievale prima di Dante le descrizioni della natura, degli uomini e delle emozioni erano quasi sempre fondate su schemi fissi ereditati dalla tradizione; spesso erano molto efficaci, ma era come se i poeti non guardassero quasi mai dal vivo la realtà. Dante, che conosce e rielabora la letteratura latina e volgare, è invece un poeta della realtà, un poeta del mondo, di cui ammiriamo soprattutto la straordinaria capacità di osservare i fenomeni naturali e di tradurli in immagini e parole. Tutto questo lo fa nel momento stesso in cui fonda la tradizione letteraria italiana. Che è poi il motivo per il quale possiamo leggerlo ancora: perché la sua lingua è ancora la nostra lingua. E queste sono le ragioni – importantissime – che si spiegano di solito a scuola e all’università. 

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