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Letteratura, scuola, società

Tag: Dante nostro contemporaneo

Dante ieri e oggi

1. Quando Dante diventa Dante

Quand’è che Dante diventa Dante? Oggi, all’epoca delle letture pubbliche, dei podcast, dei videogiochi e dei fumetti ispirati alla Commedia e delle iniziative organizzate, in varie parti del mondo, tra il 750° anniversario della nascita nel 2015 e il 700° della morte nel 2021, siamo abituati a pensare a Dante, in tutto il mondo, come al “sommo poeta”, al “padre della lingua italiana”.

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Dante, l’amore, la guerra

[Questo articolo è già uscito su “Le parole e le cose” il 30 giugno 2021]

1. Nel settembre del 1920, il Ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce inaugura a Ravenna le celebrazioni per il sesto centenario della morte di Dante. Croce spiega che è difficile ricondurre Dante al presente e che non tutte le interpretazioni sono legittime; distingue tra un culto esterno fatto di monumenti, edifici, studi, edizioni critiche e un culto interno che si stabilisce «sulla relazione vera e salutare dei nostri spiriti con lo spirito di lui». E parla di un Dante simbolo e ideale che si oppone al Dante poeta, poiché è convinto che: «Nella sua realtà Dante non può rispecchiare gl’ideali dei nostri tempi, nostri appunto perché egli fu d’altri tempi ed ebbe i suoi proprii ideali». 

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La poesia che cambia. Come si legge Dante

[A maggio esce per Castelvecchi “La poesia che cambia. Come si legge Dante”. Questa è la Premessa.]

Dante e noi

Ci sono molti modi di leggere Dante. C’è il modo degli studiosi, che analizzano, pubblicano, commentano e interpretano per rendere le opere disponibili e comprensibili per un pubblico il più ampio possibile. La fortuna di Dante, in questo senso, è innegabile: assieme a Omero, Platone e Shakespeare, è uno degli autori sui quali si pubblica di più nel mondo. Ed esiste quindi un Dante per le scuole e per le università; soprattutto in Italia, dove la lettura della Commedia è nei programmi scolastici dall’Unità.

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2021: Dante, nostro contemporaneo

Il 25 marzo, in occasione del Dantedì 2021, è uscita la seconda edizione del mio Dante, nostro contemporaneo. Perché leggere ancora la ‘Commedia’ (Castelvecchi).

Dante politico

[A breve uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli.]


1. Nell’Ancien Régime la politica aveva un ruolo marginale nella vita degli uomini europei; dopo la Rivoluzione Francese la politica riguarda invece tutti, dalle città alle campagne. Per descrivere questo fenomeno, uno storico francese ha parlato di “scoperta della politica” 1. Per certi versi è questo il mondo in cui viviamo: benché Internet e la finanza stiano rapidamente cambiando le cose, siamo ancora nell’età della politica.

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Notes:

  1. Cfr. Michel Vovelle, La scoperta della politica. Geopolitica della Rivoluzione Francese, prefazione di Anna Maria Rao, Edipuglia, Bari, 1995 (ed. or. 1993).

L’architettura della ‘Commedia’

L’Università di Bergamo, in collaborazione con la Società Dante Alighieri, ha avviato una Lectura Dantis Bergomensis, parte del progetto UniBg per Dante 2021 diretto dal Magnifico Rettore Remo Morzenti Pellegrini. Gli organizzatori (Marco Sirtori, Thomas Persico ed Enzo Noris, con la collaborazione di Rino Caputo e Riccardo Viel) mi hanno chiesto di tenere una lezione su L’architettura della ‘Commedia’.

Ho scelto di registrarla nel Casino Giustiniani-Massimo in Laterano, a Roma, tra gli affreschi dei Nazareni dedicati al poema dantesco. Qui trovate il link al filmato, diretto e montato da Paolo Giacomini. L’introduzione musicale è di Marco Sirtori. Del coordinamento e della location si è occupata Valeria Flamini, che ha avuto l’idea di tenere la lezione nel Casino.


Dante eterodosso?

[A breve uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli.]


1. È proprio vero che Dante è stato addomesticato e reso noioso «da secoli di accaparramenti da parte delle istituzioni», sommerso dal nazionalismo, trasformato «in emblema della coerenza e dell’unità»? 1 Che il poeta è stato preso d’assalto dalla Chiesa, che attraverso di lui avrebbe tentato di veicolare i suoi dogmi ufficiali? E che «generazioni di italiani ignorano che Dante è profondamente eterodosso nelle sue concezioni religiose», mentre la Chiesa prescriveva la necessità di accettare docilmente il contenuto delle Sacre Scritture (lo avrebbe stabilito l’enciclica di Benedetto XV del 30 aprile 1921) 2? È davvero questa la ragione per la quale «i giovani italiani» non amano «il loro più grande poeta»? Per questo «lo rispettano, ma non lo amano»?

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Notes:

  1. Cfr. Teodolinda Barolini, Il secolo di Dante. Viaggio alle origini della cultura letteraria italiana, traduzione di G. Bernardi, Bompiani, Milano, 2012, pp. 16-17. E vedi anche l’intervista di Paolo Di Stefano sul Corriere del 31 maggio 2020: https://www.corriere.it/cultura/dantedi-giornata-dante-alighieri/notizie/dante-ribelle-ora-leggiamolo-56afab12-a34d-11ea-8193-03ffea7ed6db.shtml.
  2. «In verità Noi riteniamo che gl’insegnamenti lasciatici da Dante in tutte le sue opere, ma specialmente nel suo triplice carme, possano servire quale validissima guida per gli uomini del nostro tempo. Innanzi tutto i cristiani debbono somma riverenza alla Sacra Scrittura e accettare con assoluta docilità quanto essa contiene». Cito dalla traduzione italiana disponibile in rete: http://www.vatican.va/content/benedict-xv/it/encyclicals/documents/hf_ben-xv_enc_30041921_in-praeclara-summorum.html.

Il Dante di tutti. Su un libro recente di Alberto Casadei

C’è il Dante degli studiosi, che cercano di spiegare che Dante non è contemporaneo e che le sue idee sulla religione, sul sesso e sull’economia erano molto diverse dalle nostre. E c’è il Dante di tutti, quello degli artisti e degli scrittori, che dimostrano come l’opera dantesca – e in particolare, ovviamente, la Commedia – sia ancora in grado di influenzare e rivitalizzare la letteratura, il cinema, la musica.

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Il mondo di Dante


1. Il mondo di ieri

Dante viveva nel mondo di ieri, un mondo in cui quasi tutti, come scrive Amos Oz, avevano almeno tre certezze 1:

dove avrebbero trascorso la vita, che cosa avrebbero fatto per vivere e quello che sarebbe successo dopo la morte. Quasi tutti, centocinquant’anni fa più o meno, quasi tutti in tutto il mondo, sapevano che avrebbero trascorso la vita là dove erano nati – o nei pressi, magari nel villaggio vicino. Tutti sapevano che si sarebbero guadagnati da vivere più o meno come i loro genitori avevano fatto nella generazione precedente. E tutti sapevano che, se si fossero comportati bene, sarebbero approdati a un mondo migliore, dopo la morte. Il XX secolo ha eroso, spesso distrutto, queste e altre certezze.

Oggi tutto è cambiato. La maggior parte di noi non sa per certo dove vivrà, che lavoro farà e soprattutto non ha nessuna certezza sulla vita dopo la morte. 

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Notes:

  1. Amos Oz, Contro il fanatismo, MIlano, Feltrinelli, 2004, p. 44.

Dante, l’Europa, le banche

[Tra un po’ uscirà la seconda edizione rivista del mio “Dante, nostro contemporaneo” (Castelvecchi). Pubblico qui una versione leggermente modificata di uno dei capitoli.]


1. Dante voleva un mondo di pace, un mondo come lo vuole la maggior parte di noi, ma a differenza di noi lo immaginava ordinato da un monarca dal potere assoluto. Il sogno politico del più grande poeta italiano non era non era forse troppo diverso da quello di chi oggi immagina di portare la pace con la forza in tutto il mondo; o da quello dell’Isis, che come il monarca dantesco ritiene di aver ricevuto il potere direttamente da Dio. Dante, per le sue prospettive imperiali, è totalmente distante agli occhi di chi, come la maggior parte dei moderni, vorrebbe un mondo libero, democratico ed egualitario.

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